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dicolo: non più un attentato capace di commuovere il pubblico spaventando il nemico, non un moto veramente politico, non un accenno ad una idea novella. Loris le si era improvvisamente rivelato come una nuova onnipotenza rivoluzionaria, così che lo sentiva meglio che non lo intendesse. Quella sua guerra senza pietà e senza misura, le dava le vertigini, pensando che egli era un giovane di venticinque anni, bello, elegante, rigido come una statua, dagli occhi verdi come il mare in certi giorni e in certi punti, dalla voce metallica, senz’altra passione che l’odio millenario di tutti coloro che soffrivano, e altra idea che la loro vendetta. Le era sembrato un eroe come nessun romanziere, di quelli che avevano cercato di raffigurare la rivoluzione, era riuscito ancora ad immaginare, e nessuno dei cento processi, ove tanti intrepidi erano periti, aveva rivelato.

Tornando a casa sulle undici per la colazione riandava nel pensiero la breve conversazione con lui nella notte. Bisognava che egli fosse ben forte per essere rimasto così cortese con lei in quel momento.

A casa la mamma Sofia Semenowna l’accolse al solito brontolando.

Viveva sola con lei in un appartamentino composto di un salotto, nel quale Olga riceveva i pochi clienti, e due camere da letto: dietro quella della mamma uno stambugietto serviva da cucina. La mamma faceva da cuoca, una donna veniva