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— Dove andate? gridò Fedor, che non aveva capito il significato delle ultime parole.

— Nel popolo.

— L’idea di Cristo e di Tolstoi, balbettò il poeta.

— Sì, potè finalmente esclamare Olga Petrovna: verrò con voi nel popolo, se mi accettate.

Loris le si volse.

— Io vi credo, ella proseguì come colpita da subita luce.

— Tu, Olga...! la interruppe brutalmente Ossinskj con un gesto da avvinazzato: ti piace Loris? È il solo di noi che tu non abbia avuto. Va, Maddalena.

Le guancie di Olga divennero di porpora, poi di marmo: parve che vacillasse. Infatti le sue piccole mani si raggricchiarono sulla tovaglia.

— L’amore è libero, borbottò Ossinskj; hai ragione, Maddalena.

Olga lo fissò con un corruccio di donna, che non perdonerà più; poi guardò Ogareff, gli altri, e si scostò risoluta dalla tavola.

Ogareff le si appressò.

— Me ne vado: qui s’insultano le donne.

— Non ci sono più donne: tutti uguali, insistè Ossinskj; l’amore libero ha pareggiato i sessi. Avete ragione, Olga, e voi, Loris,... Buona notte a tutti e due.

E ricadde sulla seggiola rovesciandosi sui calzoni il bicchiere di grog, che teneva brandito nella sinistra.