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leganza dei propri abiti entrò in una bettola per far colazione. Molti popolani vi bevevano dell’acquavite e mangiavano del pesce. La vista di un signore li mise in curiosità, fors’anco in sospetto. Dovette uscire dopo avere inghiottito un bicchiere di pessimo kvass. Egli non sapeva dunque affratellarsi col popolo? Questo pensiero lo ferì richiamandogli alla memoria le ultime terribili parole del presidente.

Poi s’imbattè in Lemm. Il piccolo ebreo era sempre così mal vestito, annegato entro la giacca troppo larga, dalla quale il suo viso da faina sorgeva con sinistra comicità. Camminava così frettolosamente che Loris non osò fermarlo.

Dovette ritornar solo a casa per attendervi Kriloff e Ogareff.

Si presentarono gravi: Ogareff dopo le confidenze di Kriloff si manteneva in sussiego; nullameno, quando Loris gli espose tutto l’accaduto, il suo sangue giovane rifermentò.

— Ora tocca a noi agire, concluse Loris.

Ogareff approvò col capo; il difficile stava nel trovarne il modo. Per una rivolta occorreva un centro ed un nucleo, ma l’ostilità dei vecchi nichilisti, combinata colle persecuzioni della polizia, raddoppiava pericoli e difficoltà. Ogareff accettava con entusiasmo l’idea di una rivoluzione per capitanare una banda: parlò delle proprie terre, ma non credeva nè ai propri mugiks nè a quelli dei comuni, ove le sue terre erano incastrate. Il suo di-