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ricchi lo erano dei poveri, mentre egli non voleva aver nulla di comune con essi. Vivendo solo nel pensiero di Dio, girava da dieci anni per tutto l’impero russo, alloggiato e nutrito segretamente da quei correligionari, che imperfetti nella fede restavano ancora nel mondo comunicando di nascosto coi perfetti, gli erranti. Loris conosceva già confusamente quella setta. Poi Topine gli chiese con accento cupo:

— Sei tu un credente?

Loris alzò le spalle.

Presso la città si separarono.

— Giacchè rimarrai parecchi giorni a Ninhny, ti rivedrò, disse Topine.

Due giorni dopo, sull’imbrunire, Loris fu fermato da Topine in un vicolo già oscuro della città.

— Vuoi venire con me? gli mormorò misteriosamente: ti condurrò da Ouliana, la Boghiniia.

— Boghiniia, una madre di Dio! esclamò Loris meravigliato.

— Sì, la Boghiniia, replicò Topine con accento ispirato: essa è l’ultima nipote di Ivan Timofewich Souslof. Sotto il regno di Pietro I, Dio Padre discese frammezzo a nuvole di fuoco sul monte Gorodine, nel governo di Vladimir, e vi si fece uomo sotto la forma di Daniele Philippovich. Quindi generò da una donna vecchia di cento anni un contadino per nome Ivan Timofewich Souslof, e lo riconobbe per proprio Cristo prima