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muscolose: ma il principe, non so perchè, teme che si sciupino.
Loris ebbe un’impressione di ghiaccio a questo discorso così semplice: Andrea Ivanovich notò il suo turbamento.
— Che cosa avete, batouska?
Ma stavano già sull’uscio del gabinetto; era impossibile indietreggiare.
— Avanti, rispose il principe alla piccola battuta di Vaska.
Il gabinetto era vivamente illuminato.
— Che cosa vuoi? si volse il principe a Loris, vedendolo dietro i due servi. Era seduto allo scrittoio ingombro di carte; la sua sottile veste da camera, di seta azzurro cupa, era aperta sul petto lasciando vedere il bianco della camicia. Stava senza berretta.
— Vieni dunque avanti: che cosa vuoi?
Egli si avanzò automaticamente, pallido come un morto, ma non tremava.
Il principe l’osservava meravigliato, e stava per ripetergli la domanda, quando Loris lo prevenne:
— Vengo a chiedervi la mano di Tatiana.
— Che?
Loris non replicò; i servi non avevano bene inteso, ma il principe appoggiando le mani sullo scrittoio, si era chinato verso la sua faccia. Allora Loris ripetè come in sogno:
— La mano di Tatiana...
La cosa parve così enorme al principe che sulle