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la condusse al canapè, e con tutto l’impeto della giovinezza le rinnovò per la centesima volta la solita dichiarazione di amore. Il mondo era sparito; non pensava al come avrebbero vissuto, se Tatiana lo seguisse nella fuga e il principe non li riprendesse a qualche versta dal villaggio; non vedeva più che il volto di lei pensieroso, più pallido, col seno che le ansava, e un sorriso tremulo sulla bocca. L’abbracciò. Tatiana invece, sentendo l’impossibilità di quella scena, ne soffriva senza osare di opporsi alla passione di Loris; quindi con abilità istintiva si fece scherzosa per evitare di rispondere alle sue pressanti domande, ma segretamente irritata seco stessa di quella momentanea soggezione.

Loris voleva domandare la sua mano al principe.

Tatiana ebbe un cattivo sorriso:

— Non l’oserai.

— Io!

Pareva che ella si compiacesse d’irritarlo.

— Vorrei essere presente, quando gli farai la domanda. E dopo una pausa: è impossibile, non puoi averne il coraggio.

— Lo avresti tu?

Ella si turbò, ma la sua faccia esprimeva una sfiducia così ingenua, che Loris non ripetè la domanda.

Poi tacque; egli era in preda alla più viva agitazione. Tatiana, mutando discorso, gli parlò di