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zionari. Il principe s’irritò, Loris insisteva; allora l’altro lo coperse d’ingiurie, e finì dicendo:

— Per te i nichilisti non dovrebbero essere che assassini: io solo sono abbastanza vecchio per giudicare se dal canto loro ci possa essere qualche scusa. Vorresti darti anche tu delle arie nichiliste? per un figlio di pope...

— Principe, esclamò Loris fremendo, rispettate mio padre; egli aveva quelle idee...

— E ha saputo anche morirne: tu non sei che un inutile chiaccherone.

Una risata fresca di Tatiana troncò la disputa.

Vivendo così molti mesi in quella stanza, Loris e Tatiana avevano potuto riavvicinarsi fondendo il proprio orgoglio, lentamente, nella dolcezza intima di quelle cure affettuose per il principe, che li strapazzava egualmente ambedue. Sebbene non se lo fossero detto, sentivano troppo che quella loro esistenza dipendeva dalla sua per non gareggiare di premure verso di lui. Loris affettava un contegno freddo verso Tatiana, ma quando il principe s’addormentava, e nelle lunghe sere anche madama d’Aubrivilliers si lasciava cadere il libro di mano, essi si mostravano involontariamente con un sorriso quei due dormienti. Nell’aria calda pesava una nausea. Il principe in fondo all’alcova, sotto le cortine di damasco, sedeva quasi sui cuscini, ravvolto entro un bornous ovattato, respirando faticosamente; e pareva più secco e malandato alla luce incerta, che riverberava su lui dal-