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— Dovresti sposarlo quel povero figlio di pope, insistè Giulia malignamente. Sarebbe bello da parte tua, tu che sarai così ricca.
Ritornando al castello Tatiana pensava a queste parole. L’indomani a pranzo Loris non l’interrogò sulla festa; Tatiana, che già si pentiva di non averlo difeso con Giulia, si mise a particolareggiare col principe tutti i piaceri di quella serata.
— Andremo a Pietroburgo quest’inverno? domandò al principe senza guardare Loris.
Il principe volse bruscamente la testa.
— A Pietroburgo, signorina, non ci andrete per un pezzo; io non ci rimetterò più il piede.
— Vorrete dunque farmi morire qui?
— Spero che potrete andarci prima, quando sarete in grado di scegliervi un marito. Allora potrete abbandonarmi, se sarò ancora vivo. Ecco quello che tocca a noi, dopo che ci siamo sacrificati. Siete tutti ingrati.
Il principe cominciava ad indebolirsi, la vista gli era scemata improvvisamente così che doveva usare sempre gli occhiali; poi quella manìa delle casine in legno lo aveva stancato. Quando leggeva i giornali della capitale, a certe notizie politiche andava in bestia pentendosi segretamente di vivere così fuori del mondo, e di non avervi mai avuto importanza. Un cordoglio pieno di segreti rancori lo irritava perfino contro la giovinezza di Tatiana e di Loris.