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si arrestò, nell’occhio di Loris passò un lampo. Il principe non era che a tre passi, teneva la rivoltella in pugno, puntata; la piccola canna pareva di cristallo.

— È dunque la mia morte che vi fa paura? gli chiese Loris con atto di scherno, piegandosi sulle ginocchia e stropicciandosi nervosamente le mani.

Il principe ebbe ancora un istante di agitazione, gettò un’occhiata di sbieco a Tatiana.

Questo bastò a Loris. Con un balzo da tigre, così seduto, s’avventò nelle gambe del principe e lo rovesciò; caddero entrambi sul tappeto, abbrancolati, senza un grido, senza un soffio. Loris tentava di afferrargli colla mano il pugno, nel quale teneva la rivoltella, mentre coll’altro gli stringeva furiosamente il collo; ma il principe era riuscito a scartare l’arma, e gli sparò nel fianco. Loris non provò che un urto violento, si rialzò di scatto, lasciando la presa, e arretrò di qualche passo.

Tatiana alla detonazione era svenuta.

Loris vide il principe raspare sul tappeto per rialzarsi; in un attimo capì che aveva tempo per scagliarglisi nuovamente addosso e soffocarlo, che avrebbe potuto correre a prendere la propria rivoltella nella pelliccia. Fu un baleno; poi un’ombra immensa gli ondeggiò agli occhi, e portandosi istintivamente la mano al cuore ricadde.

Il principe si era rialzato.

Loris aveva gli occhi socchiusi, col pallore della morte sul volto. La sua bella testa pareva dentro