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Sotto la fissazione di quello sguardo mortale sentì scattare violentemente tutte le proprie energie, quasi nella stessa suprema emozione dei condannati all’apparire del patibolo. La sua immensa guerra sociale si riassumeva in quel duello senz’armi.
Il principe s’inoltrò; Loris mosse verso di lui, ed incrociando le braccia attese provocantemente.
L’altro, insensibile a quella sfida, camminava colla rigidità di uno spettro.
— Ebbene! chiese Loris con accento di comando.
Tatiana dal fondo della stanza si slanciò innanzi a lui, gli cinse il collo con un braccio, protendendo l’altra mano per respingere il principe.
— Chi siete, che cosa volete?
Un riso stridulo, quasi meccanico, fu la risposta.
— Scostatevi, signora, non si tratta di voi; e l’atto di Loris fu così violento, che Tatiana traballando si abbattè sopra una poltrona.
— Quest’uomo vuole uccidermi: vediamo.
— Ti ucciderò, rispose il principe con voce sorda.
— Mi assassinerete.... è il diritto dei deboli. In una lotta con me sareste ucciso.
Il principe ebbe un sorriso di scheletro, ma Loris, invece di restargli superbamente rigido dinanzi, indietreggiò di qualche passo, prese una poltrona, e vi si sdraiò squadrandolo con aria dileggiatrice. Il principe sorpreso da quella manovra