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quella sua passione, si fermasse a mezzo. Quanto tarderebbe a comparire? Loris se lo chiedeva con freddezza misteriosa anche per lui stesso. Dal momento che aveva promesso a Tatiana di ritornare nella notte, gli era parso di sentire come spaccarsi una frana nella propria vita: non era più possibile andare avanti. Amava egli Tatiana? Se non l’amava, era tornato solo per vanità, perchè ella non lo credesse così pauroso da arrestarsi davanti a simile pericolo? Ma così volgare amor proprio che cosa aveva di comune colle necessità politiche di quel momento, e colla tremenda impossibilità, alla quale si era educato da sè medesimo tanti anni per assorgere al tipo ideale di capo-partito. Un rimorso amaro e velenoso gli zampillava dalla coscienza. L’ora della debolezza era suonata anche per lui, come per tutti gli uomini, anche i maggiori, quell’ora che li uguaglia ai più piccoli, e sottomette i loro più alti disegni al capriccio del più meschino fra la gente, o del più bestiale fra i piaceri. Adesso Tatiana lo dominava. Ella lo aveva voluto in quella camera, sotto la vendetta del principe, certo non credendovi, per una fantasia erotica di donna nei primi giorni di un primo amore; ed egli era venuto come uno scolaro vanaglorioso e ridicolo, invece di gettare quella donna ai pruni della propria memoria per ritrovarne poi molti anni dopo qualche brandello.

— Loris, disse Tatiana, tu sei nichilista.

— No, è troppo poco.