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pressò, e umiliandosi colla inimitabile grazia della gran dama a fargli da cameriera, gli trasse la pelliccia, che andò quasi a nascondere sopra una sedia dietro l’armadio. Poi lo condusse ad una poltrona, e gli si fermò dinnanzi per attendere un bacio.

L’altro sembrava accigliato.

— Hai chiuso a chiave l’appartamento?

Tatiana sembrò meravigliata.

— Perchè? non verrà, sono libera.

Loris la contemplò senza che lo spettacolo della sua voluttuosa eleganza gli traesse un’onda di sangue al viso. Tatiana sedette, quasi devotamente, davanti a lui.

Loris le prese la mano.

— Perchè sei partito mio Loris? gli domandò accostandogli sempre più la fronte.

— Tu non puoi saperlo, d’altronde non lo capiresti.

— Ma io ti amo; capirò sempre tutto quello che vorrai.

— Adesso non voglio che tu capisca, egli rispose con un sorriso.

Ma Tatiana, che aveva un bisogno insopportabile di abbracciarlo, gli si gettò al collo, quasi mordendolo a più riprese; così seduto egli barcollò sulla poltrona, e per resistere dovette tirarsela sulle ginocchia. Ella felice raggiò.

— Non ami che me, Loris? Non hai mai amato che me, mi amerai sempre?