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finivano spesso coll’evitare quest’obbligo e lasciare il curato nella più crudele perplessità, giacchè al tempo dei lavori la scarsezza delle braccia rendeva difficile il trovarne, quand’anche, e il caso era piuttosto raro, egli ne avesse avuto il danaro sufficiente. Negli ultimi anni, il vecchio pope era stato costretto più di una volta a condurre da sè il proprio aratro.

La miglior rendita era sempre il casuale; ma anche di questa una grossa parte era riserbata alle case della diocesi e del Santo Sinodo, così che al pope non rimaneva che l’incasso dei battesimi, dei matrimoni, delle confessioni, dei funerali, perchè in Russia tutti i sacramenti si pagano, e tre o quattro giri annui pei campi, benedicendo le messi o maledicendo agli insetti, che le guastavano. Ma anche quest’ultimo ricolto bisognava contenderlo agli stregoni, spesso più creduti dei pope dai contadini.

Il noviziato fu duro.

Per quanto figlio di pope ed allevato in una famiglia, ove l’abitudine secolare aveva tolto ogni ripugnanza a tali mercati rendendone come incosciente l’ipocrisia necessaria, Nicola, nella propria nuova superbia di libero pensatore, ne soffriva. Il suo profondo disprezzo per la ortodossia diventava passione, quando doveva servirsene fatalmente per carpire a quei poveri mugiks tanto da vivere; quindi ogni discussione sul prezzo di un sacramento con loro, usi a difendere sino agli