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suo temperamento, che poche carezze bastavano a prostrare, le faceva riassaporare dopo, lungamente, l’effimera violenza di quelle gioie, nelle quali le pareva sempre di morire; mentre Loris, bello come un arcangelo, la stringeva furiosamente fra le braccia, o allentava d’un tratto la stretta, vedendola imbiancarsi nel volto colla fisonomia di un agonizzante.
Tatiana era felice; seguirebbe Loris dove e come vorrebbe. La sua posizione col principe era nettissima, perchè anche non amandolo ella lo stimava abbastanza per saperlo incapace di una volgarità e di negarle il divorzio, qualora glielo avesse reclamato. Ma Tatiana non avrebbe mai osato chiedere a Loris di sposarla. Sentiva nella sua anima un immenso segreto, una grandezza, della quale non provava che il freddo anche nei momenti più soavi del loro abbandono. Loris non s’obliava mai. Ella lo credeva nichilista, la più terribile originalità allora conosciuta nella Russia, inorgogliendo generosamente del proprio amore, che potrebbe un giorno farla diventare sua complice.
Colla foga delle anime appassionate Tatiana aveva già rinunciato nell’amore di Loris a tutti i pregiudizi e le abitudini della propria classe per sposare quella rivolta, che aveva inspirato tanti martiri e tanti eroi. L’eccesso medesimo della vendetta, praticata su lei da Loris, le dava le vertigini dell’ammirazione, pensando di che cosa un