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Appena nella propria camera Tatiana fu ripresa dall’emozione, ma dominandosi si fece spogliare da Polemska, la vecchia cameriera, per mettersi subito a letto. A rovescio di molte dame, ella non aveva mai concessa alcuna intimità a quella donna, che l’aveva veduta nascere: e non ne stimava il carattere, accettandone i servigi piuttosto per lunga abitudine che per elezione. La vecchia temeva la padrona.

Quando Tatiana fu coricata, Polemska le accomodò il servizio da thè presso il letto, sopra un piccolo tavolino intarsiato, e si ritirò mutamente. Tatiana non aveva mai voluto domestici nel proprio appartamento; d’altronde era tutto così pieno di bottoni elettrici, che avrebbe potuto suonare comodamente in qualunque posizione si trovasse. Tutti nel castello sapevano che di notte la porta del suo appartamento non era mai chiusa a chiave: ma quella sera ella vi pensò con rammarico. Quindi l’orgasmo la riprese poco dopo così vivamente che dovette rivestirsi. Trasse dall’armadio la più elegante delle proprie vesti da camera, in seta cilestra, marezzata, e foderata di raso bianco: davanti e di dietro, dalla sommità del seno e delle spalle, ne cadeva come una lunga stola, raddoppiata e trapunta di sottilissimi fili argentei. Le maniche larghe e lievi lasciavano travedere le braccia fin sopra al gomito.

Si mise calze e pianelle cilestrine. Voleva essere supremamente bella. In quello studio paziente