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Egli la guardò, quasi sbigottito; ma Tatiana precipitò l’ultimo attacco.
— Ah! è dunque il signor Loris, che io amo? Lo credete?
— Tatiana...
— Perchè questa volta non osate dirlo? Vi pare che sarei discesa troppo bassa, avendo cominciato dallo Czar? Eppure potreste dirlo francamente, perchè non siamo marito e moglie, e la sua voce era ritornata stridula. Se non volete divorziare, non so per quali ragioni, siamo egualmente liberi; nè io mi sono mai interessata alla vostra condotta, nè voi potete sindacare la mia.
— Vi sentite libera, assolutamente?
— Assolutamente. In faccia a voi il mio onore di donna è salvo. Quando dovetti farvi quell’orribile confessione, vi offersi prima il divorzio: potevate accettarlo, e siccome mi sarei assunta qualunque torto vi fosse meglio piaciuto, il vostro matrimonio di tre mesi con me, non sarebbe stato per voi una grande disgrazia. Sposare la principessa Tatiana Neginsky non poteva essere un disonore per alcuno, aggiunse con sovrana alterigia.
Il principe ne convenne con un gesto, Tatiana parve fare uno sforzo.
— Allora vi cedetti; era lo scotto dell’inganno, nel quale vi avevo tratto, poi avevate creduto nobilmente alla mia confessione.
— E ora? egli esclamò con voce dolorosa.
Ella finse di non comprendere, accomodandosi una piega dell’abito.