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Loris tentò di premerle il piede sotto la tavola, ma Tatiana lo ritirò.

Ella mangiò di tutto, beccando nel piatto come un uccellino; bevve anche un bicchiere di Portho. Il principe, che la sorvegliava inquieto, le portò via il piatto delle frutta candite.

— Ti faranno male.

— Volete esser voi il mio medico?

— Ti guarirei senza dubbio, solo che tu volessi dar retta.

— Così diventereste il mio padrone, ribattè con un adorabile sorriso.

Ma poco dopo divenne malinconica, un pallore perlaceo le si diffuse dalla fronte. Invece di passare nel gabinetto, presero il thè a tavola; Tatiana lo fece preparare dal cameriere.

Il principe, mostrandola a Loris con un’occhiata, parve dirgli: glielo avevo pur detto!

Però quel piccolo disturbo passò presto. Quando furono nel gabinetto di legno, Tatiana mise il discorso sull’appartamento del principe: era nell’ala opposta e, fra le altre meraviglie, conteneva una bellissima sala d’armi, che Loris aveva già vista. L’appartamento di Tatiana ne rimaneva diviso dall’altro di ricevimento, composto di due saloni e tre gabinetti. Tatiana s’attardava in tutta questa topografia, parlando della necessità di alcuni cambiamenti, perchè così non si sarebbe nemmeno potuto dare una vera festa da ballo.

Loris ascoltava leggendo un giornale; a un momento alzò gli occhi.