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— Credete di essere stata sola a soffrire? ribattè Loris finalmente, cercando di sottrarsi all’umiliazione di quella grandezza col parlare di sè.
Ella attese.
— Sia pure, m’ingannai, seguitò con voce dura e concitata, ma ella s’accorse dello sforzo: era impossibile non ingannarsi.
Tatiana scosse leggermente il capo.
— Voi eravate principessa, io ero un ragazzo raccolto per carità o per vanità, poco importa. I poveri hanno torto di accettare simili condizioni. Il principe fece benissimo a frustarmi, e di lui non mi sarei mai vendicato.
— Egli vi amava.
— Non si amano coloro, cui si fa l’elemosina; ebbi torto di scordarmene. Ma nessuna donna, anche czarina, ha diritto d’umiliare un uomo. Se lo sono diventato, lo debbo forse in parte al vostro disprezzo.
Ella negò.
— Voi non riuscite comprenderlo nemmeno adesso, ma quello che poteva parervi scherzo, diventava per me, nella differenza della nostra posizione sociale, oltraggio: ecco perchè doveva finire così. Non vi è conciliazione possibile fra le due classi, e tutti coloro, che la tentano, debbono in un modo o nell’altro soccombervi. Se il principe non mi avesse frustato, avrei dovuto diventare il vostro giocattolo agli occhi del mondo e ai miei. Non mi conoscevate.