Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/194


185

bocca, mentre l’altro la guardava, trepidando sotto quello scherno di Loris, che li riavvicinava. Ma Tatiana in questa nuova umiliazione sentiva come una dolcezza inesprimibile evaporare da tutto il suo essere di donna, e confondersi coll’amore del principe. Una bianchezza luminosa le passò sulla faccia, allorchè alzando gli occhi verso Loris coll’indefinibile umiltà degli innocenti, che soffrono, gli rispose in un murmure:

— L’amore reietto diventa così nella creatura amore divino.

Poi la conversazione cadde.

Quando Tatiana si levò da tavola per passare nell’altro salotto, Loris tardò abbastanza perchè il principe dovesse offrirle il braccio. L’accento sottomesso di Tatiana in quel primo scontro gli aveva dato un compiacimento di superbia, nel quale vibravano già alcune note voluttuose. Malgrado tutti i propositi non aveva potuto schermirsi da un senso di viva ammirazione contemplando quella fragile ed altera bellezza di Tatiana, così dissimile dalla fanciulletta di un giorno, ora che una malattia forse inguaribile, isolandola tratto tratto nell’impotenza del sesso, aveva dato alla sua fisonomia una spiritualità dolorosa. Quella malattia era forse l’orma lasciata sovr’essa da Topine; Loris non potè dubitarne nemmeno un istante, e la sua stessa brutalità ne fu scossa. Quel martirio di tutta la vita era troppo per un fallo, che la storditezza della gioventù avrebbe dovuto scusare.