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mentandosi di avere già un’altra volta ricusato di possederla.

Quando Tatiana lasciò il letto, dopo una settimana, al principe stesso parve di guarire; ma non osò per lungo tempo parlarle d’amore. Tatiana affettava una tale aria di sacrificio nel proprio languore di convalescente, che una straziante vergogna qualche volta gl’impediva persino di guardarla. Ma la sua passione così repressa raddoppiava di violenza; egli amava quella donna col delirio di tutta la propria carne, e lo spasimo inconsolabile di non poter essere amato. Tutta in lei tradiva questa impossibilità. Dandogli la mano o fissandolo negli occhi, non aveva mai la più fugace di quelle intimità della donna coll’uomo, al quale ha conceduto sè medesima; mentre al tornarle dei colori sulla faccia, quando pareva riaprirsi alle gioie della giovinezza, il principe indovinava nella voluttà di certe sue pose un desiderio femminile, che lo oltrepassava forse sulla traccia di un altro uomo.

Chi era colui, che aveva violato Tatiana?

Il principe non voleva dubitare di quella sua confessione, ma una gelosia, resa più dolorosa dal sentimento della propria inferiorità fisica, gli faceva spesso pensare ad un amante, cui Tatiana avesse ceduto. Benchè non fosse mai stato donnaiuolo, conosceva troppo le donne per poter essere senza dubbi. Chi era colui? Nullameno il carattere di Tatiana, così forte nella propria dolorosa fran-