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sullo stile di Luigi XIV. Un padiglione di damasco a fiorami leggermente sbiaditi ne copriva la testiera; la coperta era di un rosso appannato, colla frangia a ghiande e a cordonetto, non senza qualche sfilacciatura, mentre sul tavolino da notte una bottiglia e un bicchiere di cristallo antico, presso un candelliere d’argento, luccicavano vivamente. Gironzando per la camera Loris trovò in un angolo, sopra uno sgabello ricamato, una vecchia blonda di Malines.
Siccome il principe aveva detto, che lo attenderebbe nel salone, Loris vi tornò appena compita una rapida toeletta.
Il salone, nel mezzo del castello, non era molto più vasto di una sala; dalle stanze di Loris bisognava giungervi attraverso un corridoio quasi buio, perchè il principe gliele aveva appunto assegnate in fondo all’ala sinistra, per lasciarlo più libero.
Entrando nel salone Loris si senti commosso senza sapere di che; lo aveva già intravvisto passandovi, ma ora gli sembrava più ricco e severo. Alcuni mobili erano dorati, altri di quercia; notò subito un immenso lampadario di bronzo, mostruoso capolavoro cinese, poi in un angolo un grande piano-forte nero, intarsiato di avorio, sulla cassa del quale biancheggiava una piccola copia del centauro greco. Le tende scure cadevano pesantemente sul tappeto azzurro-cupo, la vôlta era a cassettoni intagliati, ma l’ombra ne velava il disegno.