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Poi malgrado lo splendore del nome e la molte ricchezze non aveva mai voluto prender moglie, vivendo quasi sino ai cinquant’anni con una sorella, vedova senza figli, alla quale aveva testimoniato la più nobile affezione, ma che non avrebbe nemmeno essa potuto dare molti particolari sulla sua vita segreta. Non ostante quella vita a parte, passava però per un uomo di grande autorità, capace di rendere eminenti servigi allo stato, se i caratteri della sua tempra avessero potuto davvero trovarvi posto.

Segretamente era un rivoluzionario.

Come molti signori della sua classe, egli aveva cominciato a simpatizzare colla rivoluzione per il liberalismo della propria educazione occidentale. Già l’ardore del temperamento e la vivacità dell’ingegno lo avevano messo da giovinetto fra i più caldi ammiratori di Hertzen; quindi l’esperienza sempre più vasta della corruzione imperiale, cui nessuna riforma poteva nemmeno arrestare, aveva tenuta in lui viva la passione dell’ideale. I primi drammi nichilisti, dei quali tutte le migliori anime russe si esaltarono, quelle deportazioni in massa, la persecuzione a tutti gli scrittori abbastanza coraggiosi per dire la verità, lo esasperarono profondamente. Alcuni suoi compagni di scuola furono condannati alla Siberia; un suo cugino, giovane focoso e da lui sinceramente amato per la dolcezza del suo carattere, fu cacciato nelle mine, e vi morì. Questi non era stato più colpevole di molti altri, ma la Terza Sezione volle ostinatamente