Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/151

142

sotto la stretta di Topine, mentre Loris la guardava con quella faccia di marmo, che ella non potrebbe più dimenticare. Quei due uomini la possedevano ancora, la possederebbero sempre; li sentiva dentro di sè come un ferro, che le fosse rimasto nella ferita, o una demenza, che le si allargasse consciamente nel pensiero. Perchè Loris le aveva fatto così, a lei sola? Ella si ricordava il suo volto diventato più bello; le era persino sembrato in un momento d’indovinarvi un dolore.

Tatiana avrebbe voluto morire di quella prostituzione inguaribile.

Le si era manifestato una malattia uterina. Quindi dopo lungo titubare se ne aperse colla vecchia cameriera, che le suggerì dei bagnuoli con alcuni succhi d’erbe altrettanti innocui che misteriosi. Cominciava a soffrire di vertigini; poi colla nevrosi vennero le convulsioni. Allora lo zio fece venire da Veronese il migliore medico, ma Tatiana si chiuse nella propria camera in preda ad una crisi così spaventosa, che lo zio dovette rimandarlo senza nemmeno averglielo presentato. Quantunque dimagrasse le sue forme acquistavano una afflitta grazia femminile, che la rendeva più bella; gli occhi le brillavano di iridi, ingranditi da un cerchio nero, che le scavava le orbite mentre la bocca le si appassiva, e il collo, allungandosele, si piegava teneramente sopra la spalla sinistra.