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non si allestissero complotti; sopratutto mancavano i danari, quantunque l’Europa supponesse molto ricco il partito nichilista. Loris avrebbe voluto acquistarvi grande importanza senza farvi prima il gregario; ma i modi patrizi e il carattere altero glie lo impedirono. I più lo giudicavano un dilettante, di coloro che simpatizzavano platonicamente colla rivoluzione senza volervisi compromettere; però la fredda violenza delle sue idee e la inesorabile perspicacia delle sue critiche lo facevano sospettare di ben altra natura. Allora fu sorvegliato. Si seppe che era un giuocatore, si dubitò della sua onestà; fra i rivoluzionari si affollavano avventurieri di ogni sorta, troppo addestrati in tutti i giuochi per non sorprendere quello di Loris. Infatti una sera, in un caffè, Loris, avendo fatto in una partita di cento lire saltare il re, un baro se ne accorse.

Questo difetto non gli avrebbe molto nuociuto in tale ambiente, se si fosse gettato a capo fitto nel partito, ma la sua indipendenza da ogni legame e la poca stima, che mostrava pei maggiori uomini e le massime imprese nichiliste, gli attirarono molti odî. In un duello rimase ferito.

Ma ogni giorno si sentiva più scontento di sè stesso. Una sete di gloria gli bruciava il sangue facendolo sognare di un gran colpo, che lo mettesse alla testa della rivoluzione, e gettasse il suo nome a tutti gli echi d’Europa. Visitò la Germania, l’Inghilterra, per fermarsi da capo a Pa-