Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/128


119

Allora con un balzo respinse Topine, e cadde dall’altro lato del fieno raggomitolata alle pareti. Si sentiva ferita, sanguinante. Tutto un mondo era crollato dentro di lei; Topine stava rovesciato per terra, laidamente sozzo di sangue e di bava.

Loris volse le spalle a Tatiana afferrando Topine per un braccio.

— Vattene.

L’altro si riassettava istintivamente con una mano, cercando Tatiana collo sguardo.

— Vattene, gli ripetè con voce piena di fremiti Loris, spingendolo verso rimboccatura, e spostandone con un piede il fascio, che l’otturava.

Topine esitava.

Ma Loris si cacciò vivamente la mano in tasca, ne trasse la rivoltella, e a denti stretti gli susurrò:

— Vattene o ti uccido.

Topine uscì.

Loris non si rivolse, voleva dar tempo a Tatiana di rimettersi. Quei minuti gli parvero un secolo. Non poteva più respirare in quella caverna, nè ritrovare il proprio equilibrio; finalmente intendendo un moto di Tatiana si voltò.

Ella aveva già raccolto il cappellino, era disfatta, incredibilmente più bella. Si vedeva che non poteva camminare; una vergogna inconsolabile trapelava dal suo stupore di ammalata.

Loris s’intese prendere alla gola da una pietà quasi egualmente desolata, ma facendo un ultimo