Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/125

116

Tatiana si sentiva girare quella caverna intorno, un brivido freddo le scendeva lungo il dorso sino ai piedi. Un tremito della lucerna le parve l’ultimo incomprensibile schianto. Balzò indietro spaurita, urtando nel fieno, quasi vi cadde.

Loris ebbe ancora un sorriso.

— Ti piace? mormorò posando una mano sulla spalla di Topine e carezzandolo come un animale: da migliaia d’anni i pari tuoi soffrono tutte le fami.

Sulla faccia di Topine apparve un sogghigno bestiale.

— Mangia, disse Loris spingendolo violentemente su Tatiana.

Allora avvenne una scena orribile. Topine traballando cadde quasi su di lei, e l’abbracciò così che si rovesciarono entrambi sul fieno. Ella si dibatteva furiosamente, quasi soffocata dalla stretta erculea di quell’uomo, che non sapeva ancora tutto quanto voleva, e le pesava addosso con tutto il corpo. Topine le stava sopra alla bocca colla vasta ulcera del lupus, schiacciandole quasi il petto, mentre ella faceva sforzi prodigiosi per scostare la faccia, cercando cogli speroni di ferirgli le gambe.

— Ah! mordi, gridò ad una speronata, che gli ferì il polpaccio. Quindi sollevandola robustamente la conficcò con una mano nel fieno e le calcò un ginocchio sul ventre.

Tatiana rantolò.