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delle memorie; camminava a testa bassa, in silenzio, senza avvertire la bellezza della sera. Quando entrarono nella foresta senza aver incontrato Topine, lo stregone prese un sentiero a destra; dopo quindici minuti si fermarono dinanzi ad un albero, intorno al quale densi ed alti cespugli facevano macchia. Lo stregone v’entrò. L’albero, vacuo al piede, dava accesso ad una grotta abbastanza ampia, nella quale Topine dormiva sopra un grosso mucchio di fieno. Riconoscendo Loris, diè un grido.

Lo stregone aveva acceso una piccola lanterna da tasca.

— Lascia questa e vattene, gli disse Loris.

L’altro parti senza rispondere. Allora Loris uscì dalla grotta per esaminare se la luce di quella lanternina fosse visibile fra i cespugli; s’accorse di no.

— Sono venuto a dormire con te, dammi metà del tuo fieno.

Il suo disegno, non ancora ben chiaro, era d’impadronirsi di Tatiana. L’indomani mandò Topine dallo stregone per sapere notizie del castello. Questi, che vi aveva qualche aderenza nel servidorame, fu largo d’informazioni: il vecchio principe, declinando sempre più, non usciva che di rado in carrozza con madama di Aubrivilliers e Andrea l’intendente. Tatiana era stata lungamente ammalata, e proprio uno stregone, non egli, l’aveva guarita. Ora brillava di salute e di bellezza.