Pagina:Oriani - Il nemico, vol.2.djvu/115

106


Ella balzò radiante dal letto: era la prima volta che Loris le chiedeva qualche cosa. Aprì uno stipetto e gli presentò in un pacco tutti i buoni di banca, che possedeva. Loris era sempre così cupo.

— Chiudili in una busta da lettera, e mettili sul tavolo da notte della mia camera.

Ma siccome la busta vi rimase intatta quindici giorni, Ouliana finì col credere che Loris avesse voluto fare un’esperienza su lei, domandandole quella somma.

Poi Loris scomparve lasciandole questo biglietto laconico:

«Un giorno sarete superba per l’impiego del vostro danaro».

Nessuna firma.

Loris era partito in ferrovia per Voronege; di là venne a Twer, e seppe da Sevastianucko che Topine doveva ritornare la sera stessa dal villaggio di Zeutko. Quindi si avviarono insieme verso la foresta per incontrarlo a mezza strada.

Era il plenilunio, una di quelle notti russe, quando il sole discende appena sotto l’orizzonte, delle quali nessuna parola e nessun pennello potrebbe esprimere la divina trasparenza e la delicatezza delle sfumature. La luce pallida aveva al tempo stesso qualche cosa di etereo e di vivente; si sarebbe detto che i due crepuscoli si fossero fusi nella stessa trepidazione. Traversando quei luoghi Loris non potè difendersi dalla tristezza