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religiose nella Russia sfruttavano con pari destrezza la credulità dei loro adepti.
I suoi compagni erano ritornati malconci alla stalla dopo aver giuocato in una stamberga, ove erano stati scoperti e bastonati così da dover scampare, abbandonando anche quel poco danaro, che possedevano prima.
Quindi destarono Loris per chiedergli qualche rublo.
Egli rispose con male parole di non averne, e si riaddormentò. L’indomani non uscì di casa aspettando Topine, che venne solo a sera.
Pareva più misterioso, ma Loris s’accorse che era anche più allegro.
— Ella stessa m’invita? Che cosa ti ha detto di me quando ti ha richiamato?
— La Borghiniia non confida i propri segreti ad un povero verme come me, ma può fare di un verme un angelo.
L’appuntamento era alle dieci della notte.
— E tu dove abiti?
— Nel suo canile. Verrai solo, io stesso ti aprirò il cancello.
— Ma chi è la Borghiniia? chiese Loris con impazienza.
Topine se ne andò senza rispondere.
Alle dieci Loris si fermava dinanzi al cancello di quella casa, e Topine lo introduceva nello steccato. Appena dentro gli parve d’intendere uno strano ronzio di voci. Invece di dirigersi alla