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anche questa diversa, cosicchè il dolore e l'odio frazionandosi s'impicciolivano. Mazzini solo era italiano, ma la sua opera e la sua fama male interpretate gl'impedivano d'abbracciare tutto il popolo. La minoranza rivoluzionaria sola gli ubbidiva adorandolo. Garibaldi sbarcato allora dall'America era per la gente volgare uno sconosciuto, per tutti quei soldati invecchiati nelle parate un avventuriero ricondotto in patria da bramosia di saccheggio.
I Governi, invece di confederarsi, patteggiavano contemporaneamente coll'Austria e colla rivolta, conservando verso l'una molte velleità d'indipendenza, verso l'altra tutte le pretese del comando. Solo un forte moto di unità, rovesciando quei piccoli troni e galvanizzando le piazze nel nome della repubblica, armandole, lanciandole sullo straniero, avrebbe potuto trionfare; o un re temerario e abile come Enrico IV, che affermandosi re d'Italia avesse nel suo nome eccitata la rivolta e guidata la guerra contro l'Austria, avrebbe avuta qualche probabilità di riuscita. Mazzini tentò la prima proclamando la repubblica romana, nella quale, se persistente, tutti gli Stati d'Italia sarebbero scomparsi; ma nell'ultima ora quando tutto era perduto, e salvò con eroismo pari all'ingegno l'onore della rivoluzione. Napoli e il Piemonte avrebbero potuto cimentarsi nella seconda impresa, ma i loro re capaci