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esso era in lotta col progresso spirituale da lui medesimo preparato.
Se Voltaire aveva deriso invano i suoi difetti, Hegel lo uccideva trasportandolo nell'etere del più puro ideale mediante una simbolica, nella quale svanivano tutti i dati precisi della sua divinità.
Il cristianesimo aveva oramai preso il posto del paganesimo. Mentre le scoperte della scienza umiliavano i suoi miracoli e le altezze della nuova metafisica superavano le cime nebulose de' suoi misteri, un'altra poesia trovava voci più delicate e poderose di quelle echeggianti nelle prime catacombe, e gli ultimi eroismi dei rivoluzionari superavano gli eroismi dei martiri negli anfiteatri romani.
Il clero, una volta alla testa dei credenti, si trovava ora alla loro coda: la religione considerata per tanti secoli come la sintesi della civiltà ne ridiventava un frammento.
Bisognava risalire, rifare una poesia, ricomprendere tutte le scienze, raggiungere l'idealismo germanico, supremo sforzo del pensiero umano nella storia.
Roma ricusò affermandosi maggiore del mondo. Essa, che aveva tanto mutato e camminato, non volle più nè rinnovarsi nè muoversi, e dando alla propria estrema interpretazione cristiana la divina inflessibilità del testo, pretese nelle forme monarchiche della propria gerarchia tutta la veri