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48 | Don Giovanni Verità |
che un’immensa amministrazione religiosa, nella quale i conventi rappresentavano ad un tempo i magazzeni e le caserme.
Un vasto e freddo disprezzo li avvolgeva.
Nella campagna e nelle piccole città italiane, sprovviste di cultura, rito e culto testimoniavano soli della religione. Le anime quetatesi dopo la tormenta del rinascimento in una inerzia appena sollecitata dai minuti bisogni quotidiani della vita, non aveva più nè aspirazioni nè ricordi, nè ideali politici, nè sogni religiosi. Si viveva chiusi entro la cerchia del paese grande quanto tutto il resto del mondo ignorato. L’educazione dei seminarî e dei conventi troppo prolungata aveva portato i proprii frutti uccidendo tutte le arti colla rettorica e tutte le scienze colla teologia.
Se qualche intelletto spinto da una irresistibile forza intima sorgeva, le fiacche curiosità paesane lo circondavano; ma rimaneva a loro in mezzo applaudito ed incompreso, triste e solitario.
Tutte le classi erano disgiunte, mentre il clero più unito per uniformità di tendenze e d’interessi, che compatto, bastava a dominarle.
Ogni piccolo Stato italiano isolandosi per istintiva diffinanza inceppava le comunicazioni. I suoi soldati incapaci di guerra non erano che sbirraglia, la sua politica interna una tutela di convento quando