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Nelle Assemblee del sabato Boguet narra di una contadina, che recandosi ad una di quelle tragiche veglie, nelle quali tutto il popolo raccolto intorno ad una congrega di streghe invocava da Satana la consolazione della vita invano redenta da Cristo, si fermò a lungo considerando una pietra solitaria. Era di notte; la luna alta nel cielo inondava di melanconico splendore la campagna. I boschi tacevano. Per la distesa dei prati un silenzio d'ineffabile stanchezza si dilatava fino alle più remote lontananze, che sembravano naufragare in una tenebria trasparente.
Era il secolo XV. La lunga tragedia medioevale aveva esaurito perfino il dolore nella coscienza popolare. Tutto aveva pesato sul popolo, le invasioni, le crociate, le feudalità, l'impero, la chiesa: ogni miseria aveva avuto il proprio sopravvento ed era stata soprafatta da un'altra: tutte le speranze erano morte nelle anime cristiane. I campi abbandonati non producevano più le messi necessarie alla esistenza umana: le case non riparavano più gli abitanti, sui quali il signore poteva sempre stendere la mano per strappare loro il primo fiore o l'ultimo frutto della vita.
L'antica passione pagana, che alla decadenza di Atene e di Roma aveva spinto il popolo alle feste dionisiache, restava sola negli spiriti cristiani: Satana,