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34 | Don Giovanni Verità |
curando gli uccelli nelle gabbie assistito dagli stessi monelli che lo aiutavano nel paretaio; lo seguivo nelle caccie alla lepre. Era un semplice e un forte. Alla mattina dissi che sarei partito per Modigliana.
L’amico che doveva accompagnarmi era un giovane signorile, fanaticamente liberale, che mi aveva spesso aiutato a ricopiare i libri che do alle stampe.
La giornata brumosa e fosca accennava a piovere. Nullameno, attaccammo il ronzino e partimmo. I monti in quella melanconia dell’autunno parevano più belli: i campi erano già seminati e i boschi cominciavano a perdere le foglie. Discendemmo a Riolo, dove molti che si disponevano a partire per Modigliana ci salutarono; erano tutti giovani eccitati che parlavano entusiasticamente di Don Giovanni. A poche miglia da Riolo calando verso Castel Bolognese ci trovammo davanti una lunga fila di biroccie cariche di legna: i birocciai, che al solito camminavano loro innanzi un cinquanta passi, si rivolsero al tintinnío delle nostre sonagliere, ma invece di ritornare ai loro cavalli per darci il passo seguitarono ciarlando. La strada non molto larga era quasi chiusa dalle biroccie. A sinistra le loro ruote rasentavano i mucchi della ghiaia preparata per l’inverno, a destra lasciavano un piccolo vano; misi il cavallo al passo, e riconoscendo inutile ogni appello ai carrettieri tentai di passare. Lo stretto