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immobilizzare la rivoluzione nei propri sentimenti. Ministro della Marina nel 1866 per una di quelle fantasie della nostra infanzia costituzionale, che prendendo i portafogli per balocchi se li distribuiva al di fuori di ogni tecnica capacità, subì se non preparò colla propria imperizia il disastro di Lissa; prima sconfitta che una flotta veramente italiana patisse dopo migliaia di anni. Inattivo durante la intrepida e profonda combinazione di Mentana tentata dal Rattazzi, arrivò a Roma lasciando a Quintino Sella, ultimo giunto nella fazione moderata e migliore di quanti v'erano rimasti, la gloria di spingere il Ministero reluttante su per la breccia di porta Pia. A Roma il partito costituzionale, che con Cavour aveva assunto di disciplinare la rivoluzione entro le forme parlamentari, italianizzando la monarchia piemontese coll'insediarla in Firenze e nazionalizzandola col sollevarla sino al Campidoglio, doveva esaurirsi.
La sua transazione storica, iniziata nel Parlamento piemontese e proseguita in quello nazionale, aveva raggiunto il proprio scopo logorando ogni varietà di uomini e d'ingegni. Del vecchio mondo italico nelle nuove generazioni non restava più nemmeno il ricordo; tutte quelle necessità di accomodamento e di concessioni, spesso trascorse oltre il ridicolo o discese troppo spesso fino sotto la