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sulle miserie del popolo. L'ingresso trionfante dell'Italia nella storia mondiale contemporanea si mutò in una entrata di soppiatto, senza coscienza di sè medesima e con troppa coscienza de' suoi più grossi vicini che la spiavano.
Il momento della gloria si cangiò in un momento di vergogna.
Garibaldi, Mazzini e tutte le coscienze eroiche della rivoluzione erano morti; una volgare democrazia snaturava la grandezza del loro genio e del loro carattere nelle più miserevoli interpretazioni; non si voleva nessuna guerra coll'Africa riconoscendole lo stesso diritto nazionale dell'Italia; si confondevano storia e preistoria, si pareggiavano le loro diverse epoche e le loro contradditorie personalità. Si dimenticava che se i più civili non avessero sempre conquistato i più barbari, la civiltà non sarebbe mai cresciuta: che se Alessandro non avesse invaso l'Asia, la fusione fra Oriente e Occidente non sarebbe avvenuta: che se Roma non avesse assoggettato tutto il mondo, lo spirito greco non l'avrebbe penetrato e la sua unità non si sarebbe costituita: che se il Cristianesimo non avesse debellato tutte le idolatrie, non si sarebbe stabilito: che se i barbari non avessero invaso l'impero romano, il medioevo non si sarebbe avverato: che se le crociate non avessero assalito l'Islamismo, l'Europa feudale