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di dolore. Pellegrino Matteucci era morto delle febbri prese nel deserto.
L'Italia si scosse e fece un glorioso funerale alle spoglie del Pellegrino; ma Pellegrino Matteucci aveva avuto compagno nella traversata il tenente Massari, che l'Italia dimenticò presto avendolo prima scarsamente applaudito. Adesso il nome di Matteucci è scritto sopra una linea rossa che traversa il continente africano e si chiama via di Pellegrino Matteucci; tutta la sua gloria e la sua opera è in questa riga rossa, che i ragazzi guarderanno indifferenti nei loro atlanti, ma che resterà sull'Africa come la cintura onde è avvinta alla storia.
La morte di Pellegrino Matteucci non fu sola nè inutile. Altri si slanciarono sulle sue orme e quasi tutti perirono; Chiarini Giulietti, Bianchi, Porro furono trucidati. Cecchi più fortunato mutò l'epopea in romanzo cavalleresco e rimase cinque anni prigioniero amato dalla regina di Ghera, preparando pei poeti dell'avvenire uno di quegli ammirabili temi che ebbero nell'antichità i poeti della Persia e della Grecia.
Ma intanto che gli eroi morivano, il Parlamento e il Governo come inconsapevoli di questa tragica e storica attrazione dell'Africa sull'Italia sembravano persino dimentichi della loro compra ma