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necessario all'Europa per la soluzione del grande problema dell'istmo, tagliato il quale soccombe nella più ignobile delle sconfitte.

Intanto l'Italia, che sta per sorgere, prosegue coll'Egitto l'antico commercio e le sapienti relazioni: Rosellini ne disegna forse le tavole migliori, Belzoni e Caviglia penetrano nelle Piramidi e scoprono le tombe degli antichi re: Servolini, un mio compatriota, succede a Champollion e tenta superarlo nella interpretazione dei geroglifici. Passalaqua riporta a Torino la prima mummia: ieri un altro italiano, l'illustre Maspero, disseppelliva quella del grande Sesostri, il conquistatore centenario, e ne leggeva nelle fascie l'iscrizione al mondo meravigliato. Ad Alessandria e al Cairo la colonia italiana se non la più numerosa è la più importante: oltre l'Egitto altri italiani s'inoltrano. Piaggia, Antinori, Gessi risalgono il Nilo e origliano e stringono le ciglia verso il centro dell'Africa. Ma la gloria di traversarla sarà divisa fra Stanley e Pellegrino Matteucci, il mio eroico e mite compagno di scuola.

Stanley ha raccontato con epica e superba sobrietà il proprio viaggio; Matteucci invece ne è morto a Londra, mentre si disponeva a ritornare trionfante in Italia, forse per scriverlo. Solo con un compagno, quasi senza aiuti, egli, intraprese questa