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fende il centro, che la vecchia geografia chiamava Nigrizia. Che cosa vi era dunque in questo centro? Le fantasie dell'arte e della scienza vi si sbizzarrirono nelle più orribili ipotesi, nei sogni più spaventevoli. La civiltà dell'Egitto non era stata africana ma mediterranea, fecondata dall'acqua, solcata dal Nilo e aperta sul mare: la Nigrizia, aggravandovisi, aveva sinistramente atteggiato la sua così spirituale religione. Ora si sa che oltre quei monti vi sono territorii incantevoli, sui quali vive la più feroce razza che forse il sole abbia annerito. Una feudalità selvaggia vi sminuzza l'impero in minime tirannie, una sanguinaria incoscienza vi fa della guerra l'unica industria e della strage il supremo divertimento: i suoi monumenti sono ancora di teschi, le sue vie segnate da ossa. L'antica favola delle Amazzoni vi è ancora una verità nell'impero del Bahomey, che ha il proprio esercito composto di donne: i sacrifici di Moloch, nausea e spavento dell'antico mondo, vi si celebrano ancora ai funerali dei re, nei quali si trucidano migliaia di mogli e di servi.
L'Africa, che ha avuto una civiltà propria sulle coste oggi ancora efficace nella civiltà mondiale, giacchè senza Tebe ed Alessandria la storia è impossibile; che da molti secoli ospita l'Europa sui proprii lidi ripetendovi in molte città la gloria solitaria