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suo dolore è profondo ma sano, come sicura la sua opera e puro il suo amore.
Ma neanche a Shakespeare fu concesso di rappresentare la tragedia del pensiero: il suo abbozzo rimasto nella storia dell'arte accanto al Prometeo di Eschilo non è che ombra ed eco.
Se l'arte potesse giungere nelle proprie rappresentazioni alla tragedia del pensiero, i suoi tipi, troppo più alti di Prometeo e di Amleto, si chiamerebbero Satana e Cristo: ma Dante si è esaurito nella caricatura del primo e tutto il cristianesimo si è estenuato nella spiegazione del secondo.
E vi è nella vita e nella storia una posizione più tragica di tutte quelle trovate dall'istinto artistico, nella quale periscono i grandi uomini indarno preparati dalla natura ai grandi avvenimenti. Non è vero, non è possibile nemmeno come ipotesi che i massimi genii sieno soli e un tegolo caduto per caso sulla testa di un ragazzo, che si chiamava Cesare o Napoleone, potesse arrestare o deviare la storia del mondo. Bisogna che nel disegno della storia molti individui fossero capaci di quella stessa funzione, nella quale uno solo appare per ragione di unità. Nessuno ha mai saputo o saprà mai in qual luogo o in quale circostanza la storia avesse dato la posta a questi grandi sconosciuti e per quale accidente, uguali nelle forze e nella coscienz