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a reale.
Se la commedia tripudia nella gioia del proprio istante, presto si cangia in farsa; se pensa nel proprio tripudio e sale fino alla satira, tramonta tosto nella tragedia. Essa non è dunque che un sorriso su due labbra fatte per parlare o in due occhi aperti per vedere.
L'efficacia delle rappresentazioni comiche e tragiche è quindi profondamente diversa: il riso suscitato dalle prime inclina l'anima verso il piacere irreflessivo del sentimento, l'angoscia eccitata dalle seconde l'innalza sulla cima più alta del pensiero, scoprendole il destino del quale vive e del quale deve morire.
Nessun grand'uomo è passato senza tragedia nella storia. Quando la catastrofe non potè livellare la sua testa alle altre colla mannaia, la sua vita sopportò tutta la contraddizione che parve mancare alla sua morte. Il presente fu per tutti i grandi uomini una carcere, donde spingevano il pensiero nel passato e nel futuro: il loro linguaggio non era quello dei discorsi loro indirizzati, la loro parola suonava come un'eco che rispondesse ad echi lontani. Sulla loro fronte, che di rado il diadema segnò del proprio peso, le rughe s'impressero ben presto; i loro occhi avevano e comunicavano l'abbarbaglio d'invisibili visioni. Invano talora i piccoli impietositi offersero loro con ingenua vanità il conforto della