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umano esige in quell'ora il sacrificio dei migliori, perchè solamente la loro morte può rendere intelligibile a tutti il secreto della legge che la storia sta per rivelare.
Ma al momento culminante della tragedia il popolo, che non capisce quasi mai, maledice l'eroe morente per lui. È questa la suprema differenza della tragedia colla epopea. Nell'una l'eroe è acclamato prima della battaglia, sostenuto in essa da tutti i voti, pianto dopo di essa da tutti gli occhi: nell'altra l'eroismo è come un insulto alla impotenza del popolo, che spia quindi arcigno la lotta cercando nella catastrofe una ragione alla propria inerzia.
Eppure di tutti i destini individuali il più degno d'invidia è il più tragico.
Se nell'epopea l'eroe rappresenta il popolo, nella tragedia lo riassume, giacchè vi compie la vita della propria generazione iniziandola in quella della generazione non nata. L'epopea è un meriggio, la tragedia un'aurora, nella quale la esultanza della luce erompe dalla lacerazione delle tenebre.
La tragedia antica, la massima rimasta nell'arte, ha per tema un Dio, non in quanto è tipo religioso ma per quanto si mescola nella vita umana e vi opera. Amore ed eroismo vi sono quindi espressi con un'altezza di sentimento e di linguag