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fecondare i campi, che il sudore di tutte le generazioni umane non basterebbe ad inumidire?
La prima tragedia si svolse sulla terra col primo uomo. Era egli un animale perfezionato o una statua animata dal soffio di Dio? In ambo i casi la tragedia fu uguale, giacchè animale era diventato uomo col pensiero, statua riteneva il pensiero che l'aveva vivificata. Ma nella sua coscienza di primo sentì egli tutto ciò che sarebbe accaduto nella sua posterità? In questo mondo, che forse lo guardava colla stessa meraviglia onde era da lui spiato, vide egli l'immensità del teatro che doveva accogliere le tragedie di tutti i suoi nascituri? Quando il sole tramontò la prima volta a' suoi occhi, pensò egli che la morte doveva essere come l'ombra? E quando la luna sorse a diradarla, comprese egli che l'ombra e la morte non erano che apparenze come tutte le negazioni?
Lo stormire delle foreste e il murmure del mare gli parvero voci come la sua, nelle quali più grandi parole esprimessero un più grande pensiero?
In questo secolo si è potuto rifare la preistoria, ma chi ci darà la psicologia del selvaggio? Chi analizzerà i sentimenti che la sua lingua non può tradurre e hanno impresso sulla sua faccia quella terribile immobilità contemplativa, davanti alla quale la temerità della nostra analisi, che ha decomposto Dio, si arresta i