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28 Don Giovanni Verità

lo scoglio al quale nudo e povero aveva approdato: perchè Garibaldi che i centurioni degli eserciti stanziali deridevano, che i ministri spregiavano, che i popoli stessi sembravano abbandonare, perchè morendo diventava così incredibilmente grande e soverchiava Napoleone e Moltke, e tutti dall’America adolescente all’Asia decrepita, dall’Europa ancora centro della civiltà all’Africa ancora teatro della preistoria, dall’Australia che essendo una terra non è ancora potuto diventare un paese; perchè tutti dalle steppe della Russia dove un vero dispotismo schiaccia alle officine d’Inghilterra dove una falsa libertà assassina, dalle foreste germaniche ancora dominate da castelli feudali ai monti spagnuoli ancora ammalati di conventi cattolici, dalle isole che il mare fece libere e altere alle immense valli continentali tuttavia ombrate da millenarie monarchie; perchè da tutti i poveri, da tutti gl’infelici, da tutti i poeti, da tutti i prodi, da tutti i lavoratori, da tutti i pensatori, da tutti i giovani che anelano alla vita non conoscendola, da tutti i vecchi pronti ad abbandonarla avendola troppo conosciuta, scoppiava il medesimo sentimento, erompeva il medesimo urlo: Garibaldi non può essere morto, non deve essere morto, non è morto: evviva Garibaldi!

Forse appunto perchè era morto allora allora, nessuno poteva anco riconoscerlo bene.