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all'ideale della patria? La sua utopia, se pure può chiamarsi così, fu in lui coscienza di filosofo o di uomo? Come coscienza filosofica sarebbe stata sistematica, come coscienza umana sarebbe stata operosa; Macchiavelli la contradisse in tutte le opere e la dimenticò sempre nell'azione. Una utopia e un disegno, la sua fu un'aspirazione. Desiderare uno stato nazionale non è concepirlo; concepirlo allora sarebbe stato trovare una combinazione inattuabile ma organica, nella quale tutti gli Stati di allora o si fondessero o si confederassero in un corpo, mettendo in questo corpo una coscienza, tracciando una legislazione, coordinando le varietà nell'unità, le differenze nelle funzioni, le funzioni nei poteri. Macchiavelli espresse l'aspirazione che era in tutti gli spiriti colti di allora, potè appassionarvisi meditando o fantasticando, ma non passò mai dal sogno al disegno, dal disegno allo studio dei mezzi.
Le sue Storie non afferrarono nè il concetto del medio-evo nè quello del rinascimento. Il medio-evo per raccontarlo bisognava intenderlo, e Macchiavelli lo sopprime. Il medio-evo è il mondo delle invasioni sul mondo romano, col cristianesimo sul paganesimo, colla scolastica sopra Aristotile, col papato sopra la chiesa, coll'impero sopra la feudalità, colla nuova individualità sopra l'antica, con un'altra unità nella storia, un altro principio e un