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invidierebbe e vale sola tutta l'opera letteraria del Macchiavelli.

Ma Buonarotti era un genio, e il genio deve avere l'intelletto pari al cuore.

Dopo quest'ultimo sfregio, sciaguratamente meritato, Macchiavelli ammalò e morì con tutti i conforti della religione. Fu suprema ipocrisia, suprema indifferenza, che consente nel costume universale, o una vera conversione? Forse un po' di tutto, perchè le opinioni del suo ingegno non bastarono forse alla debolezza del suo carattere nell'ora estrema.

Sepolto in Santa Croce nella sua cappella gentilizia, non ebbe pompa di funerali nè rimpianto di popolo. La sua famiglia si estinse presto; la cappella, passata in altre mani, cadde in tale abbandono che non si potè più indicare il luogo preciso della sua sepoltura. Quasi tre secoli dopo per opera di lord Cowper, auspice Leopoldo, si fece la prima grande edizione delle sue opere, e gli si eresse nella stessa cappella un piccolo monumento, sul quale il dottor Ferroni pose l'ampollosa iscrizione:

TANTO NOMINI NULLUM PAR ELOGIUM.

E Dante e Buonarotti e Galileo, che gli dormono accanto, dottor Ferroni?!

Poichè di ogni uomo, per quanto grande, una parte muore, quale è dunque nell'opera del Ma