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certo Tarugi, un ignoto rimasto ignoto, mentre egli si era illustrato nel medesimo ufficio, non protestò. Egli, lo scrittore più eloquente del secolo, il letterato che avrebbe bastato alla sua gloria, non scrisse su ciò una sola pagina, grido sublime di dolore e di amore di patria. Il suo patriottismo soccombette. Era quello il grande momento per una grande anima. La tragedia che minaccia ogni uomo nella vita lo aveva finalmente colto: la patria risorta per morire diffidava di lui, non voleva morire con lui. Nessun'offesa, nessun maggior dolore per una coscienza di cittadino e di poeta. Respinto dalle cariche, isolato dalla diffidenza, colpito dai dispregi, vecchio, povero, solo con se stesso, col suo ingegno, col suo cuore, colla sua anima, Macchiavelli avrebbe potuto, sentendosi grande e calunniato, scrivere il proprio testamento politico e dettare così l'epitaffio per la tomba che aspettava la repubblica fiorentina.
Non lo fece, non lo poteva fare. Egli era una piccola anima in un grande ingegno.
Quando, morta la repubblica, Buonarotti si trovò costretto a servire i Medici, si nascose per lungo tempo a tutti nella loro cappella e scolpì sulle loro tombe le più tragiche figure, che vanti ancora la storia dell'arte: così sfogò il proprio dolore, e interrogato lo spiegò in una quartina, che Dante