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religione e i loro Dei sono l'espressione del più volgare antropomorfismo: la loro anima è arida, ma il loro senno è sicuro quanto il loro coraggio. Hanno la casa e il governo. Siccome la fatalità li spinge sul mondo vi marciano e lo conquistano. La loro originalità è la politica e creano lo Stato: la loro filosofia è la giurisprudenza e stabiliscono la giustizia, la loro astrazione è la personalità dell'individuo e dello Stato. A contatto coi greci dei quali debbono assimilarsi e spandere le idee, la grandezza intellettuale di questi li soggioga di buon'ora; prima ancora che possano fiorire i loro scarsi germi naturali l'imitazione li schiaccia o li inaridisce. Poi la loro vita nel lungo periodo della conquista è troppo piena d'azione, troppo riassunta nella sola azione politica, perchè vi sia posto per le arti; gl'Italioti sottomessi da loro perdono la libertà, la prosperità, la coscienza necessarie alle arti. Essi invece incapaci di sentirne la spiritualità le ammirano come lusso o decorazione di vittorie colla cupidigia rozza del soldato. Come cittadini invece le spregiano considerandole appannaggio di popoli deboli e corrotti.
Le feste e i divertimenti romani erano militari: il teatro che vi cominciò tardi fu di gusto plebeo, quasi degradante, autore e attore erano schiavi dei meno apprezzati. Solo coll'invasione della coltura