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immediato; conosce l'Europa quanto l'Italia; non ama nessuno, non ammira che sè stesso. Di questo difetto, rimproveratogli accortamente dal Ranke, trionfa però facilmente. Il proposito politico che nel Macchiavelli risulta da troppo eterogenea congerie di qualità filosofiche, scientifiche e artistiche è in lui espressione di una natura non d'altro capace e di null'altro occupata. Politico prima che storico non scrisse che quando non potè più agire. Ma nell'azione era riuscito altrettanto bene che male il Macchiavelli. La sua superiorità nella politica si ripete nello studio della medesima. Se le Storie del Macchiavelli non avessero l'insuperabile pregio dello stile e non fossero tutte piene di bellezze letterarie non sarebbero così lette, e come hanno giovato meno delle cronache alla ricostruzione delle epoche narratevi e non molto più di esse alla scoperta dell'idea e del metodo storico, così non avrebbero avuto maggiore fortuna. La Storia del Guicciardini malgrado la pesantezza dello stile e la falsità del gusto letterario è rimasta il più gran passo fatto nelle scienze storiche dopo i romani. Nessuno dei maggiori storici antichi avrebbe potuto seguire con sì infallibile penetrazione e con tanta profonda sagacia la politica di quel tempo unico nella storia del mondo, che aveva tutte le corruzioni di una decadenza nelle fermentazioni di un