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quella dei Pazzi contro Lorenzo e Giuliano, che occupa buona parte del Libro VIII, ed è forse letterariamente il miglior brano delle Storie. Le quali si chiudono colla morte e l'elogio di Lorenzo, di cui non osa riconoscere la tirannìa e non comprende intera nè la grandezza artistica nè quella politica. Il Guicciardini invece nella Storia Fiorentina scritta a ventisette anni lo giudica tiranno amabile nei modi, inferiore a Cosimo nella politica, governante col sospetto e premuovendo la corruzione. Tutto questo è da lui scritto colla massima calma, senza amore alla libertà o rispetto pei Medici.
I due grandi storici del secolo s'incontrano l'ultima volta per dissentire come quasi sempre. Il confronto dei loro ingegni e delle loro opere è così facile che nessuno ha potuto evitarlo e nullameno fino a ieri nessuno ha saputo ben precisare le loro vere nature. Macchiavelli parve grande e diventò popolare per la profondità dell'ingegno politico: il suo cognome si mutò in nome a significare con terribile complessità tutto quanto la scienza, l'arte, la natura, la società possano in un uomo solo condensare di valore politico. Guicciardini nelle scuole e nella coltura comune non era che un letterato cinquecentista, dalla frase italiana entro un periodo ciceroniano, e quindi un classico. Macchiavelli era il pensatore e Guicciardini lo scrittore, l'uno il filosofo